Il “Freddo” del razzismo xenofobo

L'opera-denuncia di Lars Norén in tournée a Modena, Terni, Reno, Rubiera, Roma e Cesena
freddo di Lars Norén
Siamo in Svezia. Ma ciò che qui succede potrebbe accadere ovunque. Perché in “Freddo”, di Lars Norén, si parla di cieca violenza razzista, fenomeno che non conosce latitudini.

Tre ragazzi si ritrovano a festeggiare la chiusura dell’anno scolastico in un bosco in compagnia di qualche birra, dando sfogo all’intonazione di cori nazisti. Connotati da teste rasate e grotteschi simboli nazisti tatuati sul loro corpo, apparentemente potrebbero sembrare  solo tre giovani inquieti il cui unico fine è perdere tempo. I loro discorsi riflettono la situazione della Svezia di fine millennio, spaventata dall’arrivo degli immigrati che sono vissuti come possibili ‘inquinatori’ del puro sangue svedese. Ben presto si capisce che i tre amici non sono lì senza un motivo: stanno infatti aspettando un loro compagno di scuola di origine coreana che è stato adottato da una famiglia benestante. L’arrivo del ragazzo innesca un crescendo di tensione e violenza che culminerà in un tragico epilogo.

Erede di Strindberg, Bergman, O’Neil, Norén è drammaturgo, poeta, romanziere e regista teatrale tra i più autorevoli del suo paese, conosciuto e  rappresentato in tutto il mondo. Nella sua scrittura affonda il bisturi con feroce lucidità in quella parte malata dell’uomo che nasconde sotto la patina della normalità. Come in Dettagli, dove un quartetto di colti professionisti e artisti di successo si rivelano diabolici nel torturarsi a vicenda; o come in 20 Novembre, testo ispirato a tragici episodi accaduti realmente in un liceo tedesco nel 2006. Del primo ricordiamo la messinscena di Carmelo Rifici e del secondo quella di Fausto Russo Alesi. Di Freddo, invece, abbiamo visto in Italia alcune versioni, la più recente quella della regista Adriana Martino. Quella riproposta oggi è di Marco Plini e prodotta da Emilia Romagna Teatro Fondazione.

Testo di pregnante attualità, Freddo affronta la questione del razzismo e della xenofobia, temi molto vivi nei paesi scandinavi e non solo, in cui l’attuale situazione politica che registra la crisi del modello social democratico, ha rinfocolato rigurgiti nazionalistici trovando adesione soprattutto da parte di giovani e non solo appartenenti alle classi sociali più deboli.

Attento osservatore della società contemporanea, Norén ha scritto Freddo dopo la sua esperienza di lavoro, durata alcuni anni, in alcune case di reclusione svedesi, firmando un testo singolare  e militante, molto diverso da suoi famosi quartetti di coppie borghesi, affrontando un tema che per quanto possa ancora restare ai margini della società, può rivelare una violenza inaspettata e difficile  da contenere. Freddo è un atto di denuncia, un contributo alla riflessione su una cultura della tolleranza sempre più necessaria oggi e per un futuro prossimo. 

Freddo, di Lars Norén, traduzione di Annuska Palme Sanavio. Interpreti: Angelo Di Genio, Michele Di Giacomo, Alessandro Lussiana, Federico Manfredi. Al Teatro delle Passioni di Modena, fino al 24 marzo. Dal 25 al 27 a Terni ,Teatro Secci; dal 29 al 31 a Casalecchio di Reno, Teatro Testoni; dal 1° aprile a Rubiera, Teatro Herberia; dal 7 al 17 a Roma, Teatro India; il 19 e 20 a Cesena, Teatro Bonci.

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